Viviamo in quello che Marshall McLuhan ha definito “Villaggio Globale” (Understanding Media: The Extensions of Man, 1964), in un luogo caratterizzato da un profondo nomadismo culturale e comunicativo.

L’uomo nomade contemporaneo viaggia liberamente attraverso distanze sempre più ridotte dallo sviluppo delle tecnologie comunicative, in un “territorio di conoscenze che si ibridano, contaminano, intrecciano reciprocamente, in cui tutto è mediato o mediatizzato” (Chiurazzi Gaetano, Il postmoderno, 2002) e dove si nutre dei prodotti della cultura (testi, informazioni, messaggi), prodotti ipertestuali, non sequenziali, inseriti in una trama di collegamenti che rimandano l’uno all’altro senza soluzione di continuità.

Michele Rak e la letteratura di "Mediopolis"

Prendendo in prestito la terminologia utilizzata da Michele Rak, potremmo chiamare questo strano villaggio “Mediopolis”.

Cos’è Mediopolis?

È una città governata dalla Cultura Mediale, dal caos relazionale, dalla frenesia. Un luogo dove le interazioni sociali avvengono in maniera:

  • rapida,
  • disordinata
  • e molto spesso casuale.

Gli abitanti sono avvolti in un contesto iper-comunicativo che, costantemente e insistentemente, li bombarda con incessanti input e stimoli percettivi, costringendoli, letteralmente, alla comunicazione e a un continuo impegno interpretativo. Tali caratteristiche ambientali raggiungono tratti iperbolici se si considera ciò che accade nell’universo Internet, regolato dalla logica, virtuale e virtuosa, del real time, del 4.0, e nutrito da nuvole d’applicazioni, blog, siti, social network, wiki, parole chiave, e-mail, open source, post, tweet, ipertesti, virus, cookies, virtual reality, hashtag, tag, link e condivisioni.

Il Cyber Cittadino del Web

Sempre più, ci scopriamo “Cyber Cittadini” immersi in un non-luogo, una realtà virtuale, uno spazio popolato da avatar che vivono la loro (la nostra) “second life” nutrendosi di app, aggiornamenti di stato e foto profilo.
Il “cyber cittadino” vive un nuovo modo di esperire la realtà, una nuova percezione del tempo che può essere deformato al di là della comune percezione sensoriale: il tempo può essere rallentato fino alla sua unità minimale (tecnologia slow motion), o accelerato alterando la frequenza di cattura di ogni fotogramma (tecnologia time lapse).

Tutto ciò ha, ovviamente, conseguenze sull’immaginazione, il linguaggio e l’azione.

Il Mondo "Glocale"

Un mondo glocale costituito da Relazioni acquisite tramite Strumenti di Comunicazione, in tempo reale, ma senza esperienza diretta: un universo polimorfico e labirintico che incornicia le strade di una città apparentemente senza confini, dove, da un lato, viaggia una comunicazione globale, e, dall’altro, si muove un singolo individuo situato in un locale preciso che, fuori da un contesto comunitario (community) che gli conferisca un’identità facilmente riconoscibile, assapora quella che Zygmunt Bauman definiva la “solitudine del cittadino globale”.

La locuzione “Virtual Reality” è stata coniata nel 1989 da Jaron Lanier, informatico, compositore e saggista newyorkese.