L’immagine travalica le parole e diversamente dalle parole può ambire più facilmente a una comunicabilità universale. Innanzi tutto bisogna capire cosa sia una Vignetta.

La vignetta nella sua accezione più comune viene considerata sostanzialmente un disegno, ma in realtà oggi potrebbe rientrare nel concetto di vignetta anche una rielaborazione fotografica, un breve video, un aforisma.

La Vignetta Perfetta

In moltissimi casi, vignette realizzate al momento opportuno, ad esempio successivamente a un determinato evento che ha scosso l’opinione pubblica o ha toccato nervi scoperti della coscienza, possono diventare estremamente virali e viste letteralmente dal mondo intero, tanto da essere considerate dei piccoli momenti storici.

Io la definisco la “vignetta perfetta”, la “big one”, ovvero la vignetta che può cambiare il mondo, renderlo migliore, la vignetta alla quale ogni vignettista ambisce.
La vignetta è una forma di comunicazione estremamente compatta, che prevede un “pubblico selezionato”.

Ad esempio, se dovessi trasmette un concetto qualsiasi, una mia idea a una platea e per farlo avessi a disposizione tre ore, avrei tutto il tempo utile a fare premesse, inserire testimonianze e arrivare alle conclusioni più opportune.

Ma se dovessi trasferire un concetto complesso avendo a disposizione soltanto 10 secondi?

È chiaro che le dinamiche cambierebbero completamente. Bisognerebbe tagliare tutte le premesse, gli antefatti e i retroscena.

In una situazione simile il punto di vista del vignettista, la sua prospettiva, gioca un ruolo cruciale. La lente del vignettista non deve necessariamente rappresentare il suo pensiero personale, ma potrebbe anche essere una provocazione che trascini il pubblico ad alcune conclusioni.

L’aspetto umoristico nel pubblico nasce da uno slittamento, da una direzione ritenuta logica a una del tutto inaspettata ma comunque inerente.

Gli antichi greci dicevano che un bambino non nasce veramente finché non emette la sua prima risata, ovvero quando capisce l’assurdità del mondo e delle cose.

Perché si sorride?

Perché qualcosa devia dal tracciato che ti aspetti e si colloca in un tracciato inaspettato. In pratica si assiste a un evento noto ma lo si vive in una maniera del tutto inaspettata. Questo fatto pone di fronte al paradosso e il divertimento che ne scaturisce fa si che si sorrida dell’assurdità della realtà e quindi si acquisisca la consapevolezza del mondo attraverso una risata.

Il paradosso e l’assurdo producono una sorta di cortocircuito cognitivo che costringe a guardare le cose da una prospettiva inedita. Magari è la stessa che si ha davanti agli occhi tutti i giorni ma che attraverso la lente della satira si costretti a vedere da una prospettiva nuova.