Idee, visioni e pensieri sono realtà veicolate attraverso uno straordinario quanto mai stoico strumento messo a disposizione agli uomini molti anni prima della nostra nascita e della nascita della civiltà e che ancora oggi, inconsapevolmente, si ha l’abitudine di usare: il linguaggio.

Il Potere delle Parole

Le parole permettono di dar forma e tradurre l’intera gamma di concetti che gli esseri umani vogliono esprimere, offrendo un’immagine della realtà che essi percepiscono e di cui fanno esperienza, per porla a servizio anche degli altri.

Con le parole gli uomini manifestano le loro capacità personali, professionali e relazionali: le parole danno prima una voce alle individualità dei singoli soggetti per poi trasformarsi in un qualcosa di più complesso, un dialogo (dal latino dia, attraverso e logos, discorso), quando si affronta e attraversa insieme determinate questioni.

L’arte del “discorrere” inizia dall’interpretazione personale e soggettiva di ogni singolo uomo che cerca di persuadere, convertire e quindi anche costringere altri ad avere esperienza del proprio conoscere, per modellare e concreare la realtà. Le parole sono contaminate infatti dalle varie rappresentazioni che ognuno può dare e assegnare a esse: non esiste quindi un univoco senso oggettivo additabile alle parole proprio in virtù della loro intrinseca capacità di cambiare a seconda dell’interlocutore, del contesto, dell’intento e dell’oggetto del contendere.

La parola è potere: parla per persuadere, per convertire, o per costringere.

Le Parole e la Condivisione del Sapere

I vari e molteplici significati assegnati a ogni singola parola formano il sapere collettivo che nasce dall’interpretazione di ciò che viene o meno detto e scritto, e mai finisce, in virtù della qualità propria della conoscenza: essa è difatti in continuo e perpetuo divenire. E ciò che muove la costante ricerca di soluzioni e nuove interpretazioni non può essere null’altro che la curiosità, tenendo presente che poi è dallo scontro di opinioni contrastanti, profonde e ostili che emerge la saggezza e con essa si è capaci di sperimentare e accogliere ciò che non si sa, rimodularlo e disfarlo creando ordine laddove, prima, regnava il caos.

Chi conosce tutte le risposte, non si è fatto tutte le domande.

Non può esserci saggezza laddove le parole non lo permettono o quando, a causa della loro difficoltà, si perde l’entusiasmo di sperimentare e di conoscere.
Ci sono infatti ambiti e pezzi di vita dove gli uomini consapevolmente restano ignari della realtà, rifuggendo da particolari questioni complicate e complesse. Ed è per tale motivo che attorno a tutto ciò che concerne la giurisprudenza vera e propria, le norme di diritto e di legge, si è col tempo creata una élite: i pochi che si avvicinano alla materia lo fanno con un notevole bagaglio di nozioni tale da spiegare e giustificare un loro coinvolgimento nelle questioni più dibattute.

La complessità del lessico e del linguaggio richiede infatti un’adeguata istruzione e anni di pratica se si vuol dialogare di leggi, di sentenze o provvedimenti e porre la propria professionalità a servizio di chi “non è del settore”.